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ALPRAZIG è indicato nel trattamento dei disturbi
d’ ansia.
ALPRAZIG è anche efficace nel trattamento
dell’ansia associata a depressione e nel trattamento del
disturbo da attacchi di panico con o senza evitamento fobico.
E’ anche indicato per bloccare o attenuare gli attacchi di
panico e le fobie nei pazienti affetti da agorafobia con attacchi
di panico.
�
Il dosaggio ottimale di
ALPRAZIG va individualizzato a seconda della
gravità dei sintomi e della risposta soggettiva del
paziente.
Le indicazioni posologiche riportate
dovrebbero coprire le esigenze della maggior parte dei pazienti.
Qualora fosse necessario un dosaggio più elevato le dosi
vanno aumentate gradualmente per evitare rischi di effetti
collaterali. In questi casi è consigliabile aumentare
prima la dose serale di quella diurna.
In generale i pazienti mai trattati con
psicofarmaci richiedono dosi minori rispetto a quei pazienti
precedentemente trattati con ansiolitici o sedativi,
antidepressivi, ipnotici o a pazienti alcolisti
cronici.
Si consiglia di usare sempre la dose
più bassa per evitare il rischio di sedazione residua o
atassia. In caso di effetti collaterali già con la
somministrazione iniziale si consiglia di diminuire il
dosaggio.
Il trattamento deve essere il più breve
possibile.
Bisogna seguire il paziente con
regolarità valutando attentamente la necessità di
continuare il trattamento, in modo particolare quando il paziente
diventa asintomatico.�
Ansia e ansia associata a
depressione
La dose iniziale varia da 0,25 a 0,50 mg 3
volte al dì. Questo dosaggio verrà aumentato
secondo le esigenze del paziente fino ad un massimo di 4 mg al
giorno in somministrazioni suddivise; la durata complessiva del
trattamento, generalmente, non dovrebbe superare� le 8 - 12
settimane compreso il periodo di sospensione graduale.
In determinati casi, può essere
necessaria l'estensione oltre il periodo massimo di trattamento;
in tal caso, ciò non deve avvenire senza una rivalutazione
della condizione del paziente da parte dello
specialista.
Nei pazienti anziani, in pazienti con
epatopatia grave o in presenza di malattie organiche debilitanti
si consiglia di iniziare con 0,25 mg 2-3 volte al giorno e di
aumentare in caso di necessità, solo se
tollerato.
Il
trattamento può anche essere effettuato utilizzando la
confezione in gocce: 10 gocce corrispondono a 0,25 mg di
alprazolam, 20
gocce a 0,50 mg.
Agorafobia e disturbo da attacchi di
panico
Nei pazienti con agorafobia associata ad
attacchi di panico o con disturbo da attacchi di panico con o
senza evitamento fobico, la dose iniziale è di 0,5-1 mg,
somministrata prima di coricarsi, per uno o due giorni. La dose
dovrebbe quindi essere adattata secondo la risposta del singolo
paziente. Gli incrementi del dosaggio non devono superare 1 mg
ogni 3 o 4 giorni. Gli incrementi di dosaggio possono essere
effettuati dapprima a mezzogiorno, poi al mattino e infine nel
pomeriggio/sera fino al raggiungimento di uno schema posologico 3
o 4 volte al giorno per una durata non superiore a 8
mesi.
In uno studio multicentrico internazionale che
ha coinvolto un elevato numero di pazienti, la dose media
giornaliera è stata di 5,7 mg/die; soltanto in alcuni rari
casi è stato necessario raggiungere 10 mg/die.
Interruzione della
terapia
Come buona regola clinica, la somministrazione
deve essere sospesa lentamente. Si suggerisce di ridurre il
dosaggio giornaliero di non più di 0,5 mg ogni 3 giorni.
Alcuni pazienti possono richiedere una riduzione ancora
più graduale.
�
Miastenia gravis. Ipersensibilità alle
benzodiazepine. Grave insufficienza respiratoria. Grave
insufficienza epatica. Sindrome da apnea notturna.
ALPRAZIG è, inoltre, controindicato in��
pazienti affetti da glaucoma acuto ad angolo chiuso. Il prodotto
può essere usato nei pazienti con glaucoma ad angolo
aperto che ricevono una terapia appropriata.
Non somministrare ai bambini, nel primo
trimestre di gravidanza e durante
l’allattamento.
�
Le benzodiazepine sono indicate soltanto
quando la sintomatologia è grave, disabilitante o
sottopone il soggetto a grave malessere.
Tolleranza
Dopo
un uso ripetuto per alcune settimane può manifestarsi una
perdita di efficacia delle benzodiazepine relativamente agli
effetti ipnotici.
Dipendenza
L'uso di benzodiazepine può condurre
allo sviluppo di dipendenza fisica e psichica da questi farmaci.
Il rischio di dipendenza aumenta con la dose e la durata del
trattamento; esso è maggiore in pazienti con una storia di
abuso di� stupefacenti o alcool.
Una volta che la dipendenza fisica
si è sviluppata, la sospensione� brusca del trattamento
sarà accompagnata dai sintomi da astinenza.
Questi possono consistere in�
cefalee, dolori muscolari, ansia di estrema gravità,
tensione, irrequietezza, confusione ed irritabilità. Nei
casi gravi possono manifestarsi i seguenti sintomi:
derealizzazione, depersonalizzazione, iperacusia, intorpidimento
e formicolio delle estremità, ipersensibilità alla
luce, al rumore e al contatto fisico, allucinazioni o crisi
epilettiche.
Insonnia ed ansia rebound:
sindrome transitoria in cui i sintomi che hanno condotto al
trattamento con benzodiazepine ricorrono in forma aggravata;
può manifestarsi all’interruzione del
trattamento.
Può essere accompagnata da
altre reazioni, compresi i cambiamenti di umore, ansia,
irrequietezza o disturbi del sonno. Poiché il rischio di
sintomi da astinenza o da rimbalzo è maggiore dopo la
sospensione brusca del trattamento, si consiglia�� di diminuire
gradualmente il�dosaggio.
Durata del
trattamento
La
durata del trattamento deve essere la più breve possibile
(vedere Posologia e modo di somministrazione) e nel caso
dell'ansia non deve superare le 8 - 12 settimane, compreso il
periodo di sospensione graduale. L'estensione della terapia oltre
questo periodo non deve avvenire senza un’accurata
rivalutazione della situazione clinica. Può essere utile
informare il paziente quando il trattamento è iniziato che
esso sarà di durata limitata e spiegare precisamente come
il dosaggio deve essere diminuito progressivamente.
Inoltre è importante che il
paziente sia informato della possibilità di fenomeni di
rebound, al fine di minimizzare la reazione ansiosa che
l’eventuale comparsa di tali sintomi potrebbe scatenare
alla sospensione del medicinale.
E’ accertato che, nel caso
di benzodiazepine con una breve durata di azione, possono
comparire sintomi da astinenza nell’intervallo tra una dose
e l’altra, particolarmente per dosaggi elevati.
Quando si usano benzodiazepine con
una lunga durata di azione è importante avvisare il
paziente che è sconsigliabile il cambiamento improvviso
con una benzodiazepina a breve� durata di azione, poiché
possono comparire sintomi da astinenza.
Interruzione del
trattamento
Come
con ogni altra benzodiazepina, il dosaggio di ALPRAZIG deve
essere ridotto gradualmente dal momento che l'interruzione brusca
o troppo veloce può portare alla comparsa di sintomi da
astinenza.
I sintomi da astinenza possono
includere lieve disforia e insonnia o presentarsi come sindromi
maggiori con crampi muscolari e addominali, vomito, sudorazione,
tremori.
Occasionalmente possono comparire
episodi convulsivi da astinenza in seguito a rapida diminuzione o
interruzione brusca della terapia con alprazolam.
Questi sintomi, specialmente i
più gravi, sono generalmente più comuni in quei
pazienti che sono stati trattati con dosi eccessive per
prolungati periodi di tempo. Comunque, sintomi da astinenza sono
stati segnalati anche a seguito di brusca interruzione della
somministrazione di dosaggi terapeutici di benzodiazepine.
Pertanto l'interruzione brusca deve essere evitata e deve essere
prescritta una riduzione graduale del dosaggio (vedi Posologia e
modo di somministrazione).
Durante la sospensione del farmaco
in pazienti affetti da disturbo da attacchi di panico, a volte si
possono osservare sintomi legati alla ricomparsa degli attacchi
di panico che simulano quelli tipici da astinenza.
Amnesia
Le
benzodiazepine possono indurre amnesia anterograda. Ciò
accade più spesso parecchie ore dopo l'ingestione del
farmaco e, quindi, per ridurre il rischio il paziente dovrebbe
accertarsi di disporre di un periodo ininterrotto di 7-8 ore da
trascorrere nel sonno (vedere Effetti
indesiderati).
Reazioni psichiatriche e
paradosse
E’ noto che l’uso di benzodiazepine può indurre�� reazioni come
irrequietezza, agitazione, irritabilità,
aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni,
psicosi, alterazioni del comportamento. Se ciò dovesse
avvenire, l'uso del medicinale deve essere sospeso. Tali reazioni
sono più frequenti nei bambini e negli anziani.
Gruppi specifici di
pazienti
Le
benzodiazepine devono� essere somministrate� ai bambini solo dopo
una valutazione attenta dell'effettiva necessità del
trattamento; la durata del trattamento deve essere la più
breve possibile. I dosaggi indicati per gli anziani sono
più bassi rispetto a quelli per gli adulti�� (vedere
Posologia e modo di somministrazione). Egualmente, dosaggi
ridotti sono indicati��� nei pazienti con insufficienza
respiratoria cronica a causa del rischio di depressione
respiratoria.
Si raccomandano le usuali
precauzioni nel trattamento di pazienti con alterata
funzionalità epatica e/o renale, mentre����� le
benzodiazepine non sono indicate nei pazienti con grave
insufficienza epatica in quanto possono precipitare
l'encefalopatia. Le benzodiazepine non sono indicate�� come�
trattamento primario della malattia psicotica. Le benzodiazepine
non devono essere usate come unico trattamento della� depressione
o dell'ansia associata�� alla depressione (aumentano il� rischio
di suicidio�� in questi pazienti).
ALPRAZIG non dovrebbe essere usato in quei pazienti nei
quali la depressione è caratterizzata da rallentamento
psicomotorio; in pazienti affetti da depressione endogena,
bipolare o con sintomi psicotici.
L’associazione con altri psicofarmaci
richiede particolare cautela e vigilanza da parte del medico ad
evitare inattesi effetti da interazione.
Come con altri farmaci psicotropi, ALPRAZIG in pazienti gravemente depressi o con tendenze
suicide deve essere somministrato con le dovute precauzioni e
prescritto in confezione appropriata.
Dal momento che nel disturbo da attacchi di
panico si osserva una concomitante patologia depressiva (primaria
o secondaria) con aumento dei casi di suicidio nei pazienti non
trattati, è importante che la medesima precauzione sia
presa quando ALPRAZIG è impiegato per il trattamento dei
pazienti con disturbo da attacchi di panico analogamente
all’uso di un qualsiasi farmaco psicotropo nel trattamento
di pazienti depressi o di quelli in cui si sospetta ideazione o
tentativo di suicidio.
Le benzodiazepine devono essere usate con��
estrema cautela in pazienti con una storia di abuso di
stupefacenti� o alcool.
Pazienti che abitualmente abusino di alcool
e/o sostanze stupefacenti, quando in trattamento con
benzodiazepine devono essere tenuti sotto stretto controllo
medico, a causa della predisposizione di tali soggetti
all'assuefazione e alla dipendenza.
Per lo stesso motivo i pazienti devono essere
avvertiti dei pericoli connessi con la contemporanea assunzione
di alcool o di altri farmaci aventi azione depressiva sul
SNC.
Tenere fuori dalla portata dei
bambini.
�
L'assunzione concomitante di alcool va
evitata. L'effetto sedativo può essere aumentato quando il
medicinale è assunto congiuntamente all’ alcool.
Ciò influenza negativamente la capacità di guidare
o di usare macchinari.
Associazione con farmaci che� deprimono il
SNC: l'effetto depressivo centrale può� aumentare
nei casi
di uso concomitante di� antipsicotici (neurolettici), ipnotici,
ansiolitici/sedativi, antidepressivi, narcotici analgesici,
antiepilettici, anestetici e antistaminici sedativi.
Nel caso di narcotici analgesici può
verificarsi� un aumento dell' effetto euforizzante del
narcotico.�
Composti che inibiscono determinati enzimi
epatici (specialmente il citocromo P 450) possono aumentare
l'attività delle benzodiazepine.
In minor grado, questo si applica anche alle
benzodiazepine metabolizzate soltanto per
coniugazione.
Le concentrazioni plasmatiche allo steady
state di imipramina e desipramina aumentano rispettivamente del
31% e del 20% a seguito di somministrazione concomitante di��
alprazolam in dosi fino a 4 mg/die.
Sono state descritte interazioni cinetiche tra
le benzodiazepine ed altri farmaci. Per esempio la clearance
dell’alprazolam e di alcune altre benzodiazepine può
essere diminuita dalla somministrazione concomitante di
cimetidina o antibiotici macrolidi.
Il significato clinico di questi effetti non
è stato definito.
�
A causa di potenziali rischi di malformazioni
congenite, già osservate con altre benzodiazepine, non
somministrare ALPRAZIG nel primo trimestre di gravidanza.
Se il prodotto viene prescritto ad una donna
in età fertile, la paziente deve essere avvertita
dell’opportunità di contattare�il suo medico per
interrompere l’assunzione del prodotto nel caso�intenda
iniziare una gravidanza o�sospetti di essere
incinta.
Se, per gravi motivi medici, il prodotto
è somministrato durante l'ultimo periodo della gravidanza
o durante il travaglio a dosi elevate, possono verificarsi
effetti sul neonato quali ipotermia, ipotonia e moderata
depressione respiratoria dovuti all'azione� del
farmaco.
Inoltre, neonati nati da madri che hanno
assunto benzodiazepine cronicamente durante le fasi avanzate
della gravidanza possono sviluppare dipendenza fisica e possono
presentare un certo rischio di sviluppare i sintomi da astinenza
nel periodo postnatale. Poiché le benzodiazepine sono
escrete nel latte materno, esse non devono essere somministrate
alle madri che allattano al seno.
�
La sedazione, l'amnesia,� la ridotta
capacità di� concentrazione e la ridotta�� funzione
muscolare possono influenzare negativamente la capacità di
guidare o utilizzare macchinari. Se la durata del sonno è
stata insufficiente, la probabilità che la vigilanza sia
alterata può essere aumentata (vedere Interazioni con
altri medicinali e altre forme di interazione).
Dato l’effetto depressivo sul SNC
dell’alprazolam, i pazienti in trattamento con il farmaco
devono essere avvertiti che potrebbe essere per loro pericoloso
dedicarsi ad attività che richiedano una completa
attenzione mentale, quale lavorare a macchinari pericolosi o
guidare autoveicoli, fino a che non sia possibile escludere per
ogni paziente l’insorgenza di sonnolenza o
vertigini.
�
Gli eventuali effetti indesiderati di ALPRAZIG vengono osservati generalmente
all’inizio del trattamento e solitamente si risolvono con
il proseguimento della terapia o riducendo le dosi.
Nei pazienti in trattamento per ansia o ansia
associata a depressione, gli effetti indesiderati più
frequentemente riportati sono sonnolenza, vertigini/senso di
testa vuota.
Meno frequentemente sono stati segnalati
annebbiamento della vista, cefalea, depressione, insonnia,
nervosismo, tremore, variazioni ponderali, disturbi della
memoria/amnesia, disturbi della coordinazione, atassia, sintomi
gastrointestinali e iperattività del sistema nervoso
autonomo.
Come con altre benzodiazepine si possono
manifestare in rari casi reazioni paradosse quali: eccitazione,
agitazione, difficoltà di concentrazione, confusione,
allucinazioni ed altre alterazioni del comportamento. Inoltre si
possono osservare: riduzione delle risposte emotive� e� della
vigilanza, reazioni� cutanee.
In rari casi è stato segnalato aumento
della pressione intraoculare. Associate all’impiego di
ansiolitici benzodiazepinici,� alprazolam compreso, sono state
inoltre segnalate le seguenti reazioni avverse: distonia,
irritabilità, anoressia, affaticamento, difficoltà
di linguaggio, diplopia, ittero, debolezza muscolare, alterazioni
della libido, irregolarità mestruali, incontinenza o
ritenzione urinaria ed alterazione della funzionalità
epatica.
Gli effetti collaterali più comuni nei
pazienti in trattamento per disturbi da attacchi di panico sono
sedazione/sonnolenza, affaticamento, atassia/incoordinazione e
difficoltà di linguaggio.
Effetti indesiderati meno comuni sono:
variazioni dell’umore, sintomi gastrointestinali,
dermatite, disturbi della memoria, disfunzioni sessuali,
alterazione della sfera intellettiva e confusione.
Amnesia
Amnesia anterograda può verificarsi
anche ai dosaggi terapeutici;�il rischio aumenta ai dosaggi
più alti. Gli effetti amnesici possono essere associati
con alterazioni del comportamento (vedere� Speciali avvertenze e
precauzioni per l'uso).
Depressione
Uno stato depressivo preesistente può essere smascherato durante
l’uso prolungato di benzodiazepine.
Reazioni psichiatriche e
paradosse
Le benzodiazepine o i composti
benzodiazepino-simili possono causare reazioni come:
irrequietezza, agitazione, irritabilità,
aggressività, delusione, collera, incubi, allucinazioni,
psicosi, alterazioni del comportamento.
Tali reazioni possono essere abbastanza gravi:
sono più frequenti� nei bambini e negli anziani.
Dipendenza
L'uso di benzodiazepine (anche alle dosi
terapeutiche) può condurre allo sviluppo di dipendenza :
la sospensione della terapia può provocare fenomeni di
rebound� o di astinenza (vedere�� Speciali avvertenze e
precauzioni per l'uso).�� E' stato segnalato abuso di
benzodiazepine.
�
I sintomi di sovradosaggio si manifestano come
aumento della sua attività farmacologica, soprattutto
atassia e sonnolenza.
Una dose eccessiva di benzodiazepine non
dovrebbe� costituire� rischio per la vita, a meno che non vi sia
assunzione concomitante di altri deprimenti del SNC (incluso
l'alcool).
Nel trattamento del sovradosaggio di qualsiasi
farmaco, deve essere considerata la possibilità che siano
state assunte contemporaneamente altre sostanze.
A seguito di una dose eccessiva di
benzodiazepine per uso orale, si deve indurre� il vomito (entro
un'ora) se il paziente è cosciente o somministrare�� la
lavanda�� gastrica con protezione delle vie respiratorie se il
paziente è privo di conoscenza.
Se non si osserva miglioramento con lo
svuotamento dello stomaco, si deve�� somministrare carbone attivo
per ridurre l'assorbimento. Si deve prestare particolare
attenzione�� alle funzioni respiratorie e cardiovascolari nella
terapia� intensiva. Il sovradosaggio di benzodiazepine si
manifesta solitamente con vario grado di depressione del SNC��
che varia dalla sonnolenza� al coma. Nei casi lievi, i sintomi
includono sonnolenza, confusione mentale e letargia. Nei casi
più gravi i sintomi possono includere atassia, ipotonia,
ipotensione, depressione respiratoria, raramente coma e molto
raramente morte.
Il flumazenil può essere un utile�
antidoto.
Esperimenti effettuati in animali indicano che
dopo una dose massiva per via endovenosa di alprazolam (oltre 195
mg/Kg; più di 975 volte la massima dose giornaliera
nell’uomo) può manifestarsi collasso
cardiocircolatorio.
Gli animali furono trattati con ventilazione
meccanica ed infusione endovenosa di noradrenalina. Altri
esperimenti su animali hanno dimostrato che l’emodialisi e
la diuresi forzata sono di scarsa utilità nel trattamento
del sovradosaggio.
�
Il prodotto contiene come sostanza attiva
l'alprazolam, una triazolo-benzodiazepina.
ALPRAZIG è un farmaco efficace nei disturbi
d’ansia e nel disturbo da attacchi di panico.
L'alprazolam si lega al sito GABAergico delle
benzodiazepine sinergizzando l'attività del GABA,
neurotrasmettitore di tipo inibitorio, determinando così
una riduzione dell'eccitazione neuronale. Questa caratteristica
conferisce alla molecola proprietà ansiolitiche -
ipnotiche - sedative.
Studi clinici in volontari sani hanno
dimostrato che dosi singole fino a 4 mg producono degli effetti
che possono essere considerati estensioni della sua
attività farmacologica.
Non sono stati osservati effetti significativi
sul sistema cardiovascolare o sull’apparato
respiratorio.
�
Dopo somministrazione orale l’alprazolam
viene rapidamente assorbito. Le massime concentrazioni
plasmatiche si ottengono da 1 a 2 ore dopo la somministrazione
del farmaco.
I livelli plasmatici sono proporzionali alla
dose; nell’arco di dosi tra 0,5 e 3 mg, si rilevano picchi
plasmatici da 8 a 37 ng/ml.
L’emivita media dell’alprazolam
nell’adulto sano è di 11,2 ore (intervallo 6,3-26,9
ore).
I principali metaboliti sono
l’alfa-idrossialprazolam ed un benzofenone.
L’attività biologica
dell’idrossialprazolam è circa la metà di
quella dell’alprazolam. Il benzofenone è
inattivo.
I livelli plasmatici di questi metaboliti sono
estremamente bassi, tuttavia le loro emivite sono dello stesso
ordine di grandezza di quella dell’alprazolam.
L’alprazolam ed i suoi metaboliti
vengono escreti principalmente con le urine.
L'alprazolam non influenza il tempo di protrombina o i
livelli plasmatici di warfarin nei volontari ai quali il warfarin
è stato somministrato oralmente.
Invitro l’alprazolam si lega per
circa l’80% alle proteine sieriche.
Dopo somministrazione nel topo femmina gravida
dell’alprazolam C14, la radioattività si
distribuì uniformemente nei feti in concentrazioni di C14
approssimativamente uguali a quelle presenti nel sangue e nel
muscolo scheletrico della madre.
Differenze nella cinetica e nel metabolismo
delle benzodiazepine sono state osservate in diverse condizioni
patologiche, comprendenti alcolismo ed anormalità della
funzionalità epatica e renale, così come nel
paziente geriatrico.
In soggetti anziani sani, l’emivita
media dell’alprazolam è di 16,3 ore (intervallo
9-26,9 ore). In donne sane l’assunzione concomitante di
anticoncezionali orali prolunga l’emivita
dell’alprazolam (emivita media: 12,4 ore). Anche la
concomitante assunzione di cimetidina allunga l’emivita
media dell’alprazolam (16,6 ore).
In pazienti con epatopatia alcolica
l’emivita dell’alprazolam varia da 5,8 a 65,3 ore con
una media di 19,7 ore. In soggetti obesi l’intervallo di
emivita del farmaco varia da 9,9 a 40,4 ore, in media 21,8
ore.
In considerazione della similarità
dell’alprazolam con le altre benzodiazepine, si ipotizza
che il farmaco attraversi la placenta e venga escreto nel latte
materno.
�
I dati di tossicità acuta relativi
all’animale da esperimento sono i seguenti:
Specie animale
|
Somministrazione
|
DL50 (mg/Kg)
|
Topo
|
i.p.
|
500
|
Ratto
|
p.o.
|
2171
|
Ratto
|
i.p.
|
819
|
Negli studi di tossicità a lungo
termine condotti su ratti trattati oralmente per 2 anni con
alprazolam alle dosi di 3, 10, 30 mg/Kg/die (da 15 a 150 volte la
dose massima impiegata nell’uomo), fu osservata una
tendenza all’aumento dell'incidenza di cataratte correlato
alla dose, nelle femmine ed una tendenza alla comparsa di
vascolarizzazione corneale, anch’essa correlata alla dose,
nei maschi. Tali lesioni apparvero solo dopo 11 mesi
dall’inizio del trattamento.
Studi condotti sull’animale da
esperimento (ratto e coniglio) hanno indicato che
l’alprazolam non è teratogeno e non influenza la
fertilità.
Le prove di carcinogenesi e di mutagenesi sono
risultate negative.
�
ALPRAZIG 0,25 mg compresse:
lattosio, cellulosa microcristallina, docusato sodico, silice
colloidale, amido di mais, magnesio stearato.
ALPRAZIG 0,50 mg compresse:
lattosio, cellulosa microcristallina, docusato sodico, silice
colloidale, amido di mais, magnesio stearato, sunset yellow (E110)
lacca di alluminio.
ALPRAZIG 1 mg compresse: lattosio,
cellulosa microcristallina, docusato sodico, silice colloidale,
amido di mais, magnesio stearato, indigotina (E132)
lacca di alluminio.
ALPRAZIG 0,75 mg/ml gocce orali
soluzione: alcol etilico, glicole propilenico, saccarina sodica,
aroma amarena, acqua depurata.
�
Non riscontrate.
�
Compresse: 36 mesi.
Gocce orali: 24 mesi.
�
Conservare al riparo dalla
luce.
�
20 compresse da 0,25 mg in blister
di PVC/Al.
20 compresse da 0,50 mg in blister
di PVC/Al.
20 compresse da 1 mg in blister di
PVC/Al.
20 ml di soluzione in flaconcino
di vetro con contagocce.
�
Nessuna particolare.
�
LABORATORI BALDACCI S.p.A.
Via San Michele degli Scalzi
73
Pisa
�
ALPRAZIG 0,25 mg
compresse���������������������AIC n°� 034969016
ALPRAZIG 0,50 mg
compresse��������������������AIC n°034969028
ALPRAZIG 1 mg
compresse�������������������������� AIC n°� 034969030
ALPRAZIG 0,75 mg/ml gocce orali
soluzione��� AIC n°� 034969042
�
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12 giugno 2001.
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Dicembre 2002
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