Principio attivo: colchicina 1 mg.
- [Vedi Indice]Attacco acuto di artrite gottosa. Trattamento profilattico dell'artrite gottosa ricorrente.
Per evitare le recidive occorre tenere il malato sotto l'influenza di piccole dosi per lungo tempo: si prescriverà dunque per i primi tre, quattro giorni da 2 a 3 compresse. Per una settimana, due compresse, poi per tre, quattro, cinque mesi: 1 compressa ogni due giorni.
Nelle manifestazioni subacute da 1 a 2 compresse al giorno.
Come preventivo quando esiste dolore e lieve gonfiore dell'alluce, da 1 a 2 compresse la sera prima di coricarsi (ripetere il giorno seguente se necessario).
Se compare debolezza, anoressia, nausea, vomito o diarrea, occorre ridurre il dosaggio.
Se si evidenzia diarrea può essere dato in concomitanza un antidiarroico.
La somministrazione prolungata può provocare: depressione delle funzioni midollari con conseguente agranulocitosi, trombocitopenia e anemia aplastica; neuriti periferiche e psilosi. La colchicina può indurre malassorbimento reversibile della vit. B12 alterando la funzione della mucosa ileale.
La dose tossica suscettibile di produrre effetti letali è di circa 10 mg. Il periodo di latenza tra l'assunzione del medicamento e l'inizio della sintomatologia clinica varia da una a otto ore; in media è di tre ore.
Le manifestazioni cliniche dovute all'intossicazione acuta da colchicina sono le seguenti:
Disturbi digestivi: dolori addominali diffusi, vomito e diarrea con conseguente deplezione idrico-salina.
Alterazioni ematologiche: inizialmente si ha leucocitosi; in seguito leucopenia e piastrinopenia.
Una polipnea è di frequente osservazione.
Parimenti a un'alopecia in decima giornata.
La prognosi è riservata. La morte avviene, generalmente, in seconda o terza giornata per collasso cardiocircolatorio o shock settico.
Terapia: è indispensabile predisporre il ricovero del paziente in un reparto di rianimazione, in cui sia possibile praticare la lavanda gastrica e l'aspirazione duodenale.
La terapia è sintomatica e prevede la correzione dello squilibrio idrico-salino e l'antibioticoterapia.
Fin dall'antichità sono note le proprietà diuretiche, analgesiche ed antinfiammatorie dell'estratto di colchico, che veniva pertanto impiegato come rimedio nei reumatismi, nelle artriti e soprattutto come antigottoso.
Sebbene il meccanismo dell'effetto antigottoso della colchicina non sia completamente noto il farmaco sembra ridurre la risposta infiammatoria al deposito di cristalli di urato monosodico nei tessuti, grazie alla sua capacità di inibire il metabolismo, la motilità e la chemiotassi dei polimorfonucleati e/o altre funzioni leucocitarie. La colchicina interferisce inoltre direttamente con il deposito di urato monosodico diminuendo la produzione di acido lattico da parte dei polimorfonucleati ed indirettamente riducendo la fagocitosi.
La colchicina inibisce poi la divisione cellulare in quanto interferisce sulla formazione del fuso mitotico a livello di metafase; ciò è stato osservato sui granulociti.
Queste azioni sono state rilevate sia su colture cellulari sia in cellule di pazienti trattati con colchicina.
La colchicina ha una potenziale tossicità che è dose dipendente; pertanto la terapia colchicinica va regolata in base alla tolleranza individuale, che è abbastanza varia, tenendo come indice dei primi segni tossici i disturbi gastro-intestinali ed in particolare la diarrea.
La colchicina assorbita si trasforma in parte in ossicolchicina, che si accumula elettivamente a livello renale, da dove viene escreta piuttosto lentamente. Pertanto in soggetti affetti da insufficienza renale, si può avere un accumulo di farmaco e del suo metabolita. Il t1/2 è di 65 ± 15 minuti nel soggetto normale e la clearance totale è di 601 ± 155 ml/min. Il volume di distribuzione è di 49 ± 9 l.
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